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sabato 28 dicembre 2013

Gli alieni...che vogliono stare a casa


3o caso di ipocrisia.

Ritorno sul tema lavoro, ma è inutile che ripeta le stesse cose. Conosciamo tutti la situazione in Italia su questo campo, tuttavia, il mio ritorno sull'argomento è motivato dal desiderio - o dalla disperazione - di alcuni, espressi più o meno in tutto il nostro territorio, ma soprattutto dal centro in giù, di lasciare l'Italia per cercar fortuna altrove.
Che dire?
Visto l'andazzo è comprensibile, ma chi manifesta questa intenzione non creda che, varcato il confine, entri in Paradiso.
Primo assunto: in alcuni Stati dell'Europa, e del mondo, trovare occupazione è forse più facile, le paghe sono più alte, anche di molto, rispetto a quelle elargite in Italia, ma il costo della vita è proporzionalmente più elevato di quello che si sostiene nel nostro Paese (vedere Paesi del Nord Europa dalla Gran Bretagna in su, ma anche in Svizzera non si scherza!). Per contro, negli Stati dove il costo della vita è ragionevole (Spagna e Grecia) il lavoro non si trova e la situazione è peggiore di quella Italiana.
Ultimamente la Spagna ha registrato un 40% di disoccupazione a tutti i livelli e per tutte le età; la Grecia non è neppure da prendere in considerazione.
Secondo assunto: all'estero non siamo molto amati proprio nei Paesi dove un italiano potrebbe trovare qualcosa di buono, e questo, purtroppo, a causa di alcune "mele marce" che in passato, non avendo mostrato molta volontà nel lavorare, hanno gettato fango sulla "razza" permettendo ai popoli ospiti di etichettarci come scansa-fatiche.
Le uniche categorie italiane di lavoratori,  apparentemente ben accette all'estero, sono quella dei ricercatori, accolti ovunque con onore e soldi; e quella dedita al servizio di ristorazione, in parole povere, quella costituita da chi apre ristoranti nei quali si propone l'ottima cucina italica che conquista e mette d'accordo tutti. Le altre categorie soffrono, a meno che i componenti non possano esibire titoli di studio e qualifiche molto alte, e molto competitive, in grado di sbaragliare la concorrenza, spesso formata da elementi che hanno terminato brillantemente la loro carriera scolastica e universitaria presso prestigiosi istituti, raccolti nel Regno Unito, in Francia, e nell'America del Nord.  I "normo-dotati", ossia coloro che vantano curricula culturali normali, che non ricercano, o che non servono vivande succulente, sono destinati, quando va bene, a servire le vivande sopra citate ai tavoli di bar, pizzerie, pub e ristoranti, magari aperti  e gestiti da connazionali.
I nostri emigranti prendono di più rispetto ai loro simili che servono in Italia? Forse. Anzi, senza dubbio, ma poi, quando vanno a far la spesa, trovano che una mela costa due euro oppure, se devono spostarsi con i mezzi per recarsi al lavoro, scoprono che il tragitto per il quale, su un mezzo, in Italia pagano circa 10 euro, nello Stato ospite costa 40 euro o, addirittura 45 sterline. Risultato: alla fine del mese non ci arrivano ugualmente. Vale dunque davvero la pena mollare baracca e burattini nel nostro scalcinato Paese per andare a far sacrifici in suolo estero? Ben inteso che qualcuno ha avuto una buona sorte, rimediando un posto di lavoro in un comunissimo ufficio, ma non sono tanti quanti si vuole far credere. Inoltre, anche all'estero, in alcuni Stati, nel mondo del lavoro ci sono limiti di età per entrarci. Dunque, meglio diradare subito il denso fumo che spesso ci viene sparato negli occhi per nascondere una realtà che invece dovrebbe essere rivelata, e cominciare, invece, a pensare seriamente ad operare cambiamenti definiti qui, nella nostra terra. Molti sospirano lamentandone l'impossibilità per un immobilismo atavico e radicato, prodotto di un malgoverno almeno cinquantennale, ma se andiamo avanti in questo modo, l'Italia si svuoterà dei suoi abitanti per riempirsi di Indiani, Pakistani, Siriani, Magrebini, Romeni, Bulgari, Russi, Cinesi e altri, perdendo del tutto la propria identità e trasformandosi in una sorta di immensa megalopoli cosmopolita degna di un film di fantascienza catastrofista. Per cosa poi?
A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi se io ho la "ricetta del secolo" o comunque una ricetta per ovviare all'inconveniente di dover lasciare il suolo natio per sbarcare meglio il lunario. No, ma mi domando, per esempio, perché mai in Italia stenta a decollare la possibilità di lavorare non all'estero, ma con l'estero, comodamente seduti su una sedia nel nostro salotto, nel nostro studio (per chi lo ha), o nella nostra stanza, davanti ad un computer o a un tablet. In altri Paesi del mondo il lavoro a distanza è una realtà da decenni, in Italia lo si guarda in cagnesco, diffidenti.
E' vero che non tutti i mestieri possono essere svolti premendo il tasto ENTER, ma quelli di natura "burocratica" si, quindi, perché, intanto non cominciare da questi ultimi?  Sfortunatamente però, gli Italiani, si sa, - in genere - sono allergici alle innovazioni, salvo poi lamentarsi di doversene andare per mancanza di alternative valide.
E in ogni caso, chi decide di cercare il suo futuro fuori dai confini italiani, pur essendo comunque meritevole di rispetto per la scelta, non creda di essere la quintessenza del coraggio. In questo momento è più difficile rimanere qui, a casa, ma provare a cambiare il futuro delle nostre generazioni per evitar loro di dover espatriare per vivere.

Infine, chi sono gli alieni? Sono quelli che restano. Sono quelli che non vogliono andar via. Sono quelli che non si adattano passivamente alla crisi o ad una situazione comunque negativa; sono invece quelli che silenziosamente, ma inesorabilmente, con tranquilla, tuttavia inarrestabile tenacia, costringono la crisi ed il mondo ad adattarsi alla loro volontà. Sono quelli che, forse, ci salveranno.

giovedì 19 dicembre 2013

Gli alieni, la crisi e il pensiero positivo


2o caso di ipocrisia.

Stiamo con le pezze al sedere; è inutile negarlo, è superfluo nascondersi dietro ad un dito. E' così. Ma una delle frasi che serpeggiano fra i poveri esseri umani che cercano di barcamenarsi  e sbarcare il lunario arrancando per arrivare alla fine della settimana (alla fine del mese, ormai, è fantascienza demenziale!) è: pensiamo positivo.
Dove? Come?
Siamo immersi in una delle crisi economiche più gravi che abbia colpito l'umanità ma, strano a dirsi, tutti sembrano meravigliati di trovarsi in tale situazione. Eppure non è la prima volta. I nostri avi di una precedente generazione dovrebbero ricordare la crisi che colpì mezzo mondo nel lontano 1929. Provo a rinfrescare la memoria annotando ciò che ho appreso da racconti di testimonianze lasciate da chi l' ha vissuta ed è ancora al mondo per rammentare l'episodio. A seguito di pesanti ed ardite speculazioni bancarie, attuate da alcuni spericolati finanzieri con pochissimi scrupoli se non quello di arricchirsi, mezza popolazione degli Stati Uniti si ritrovò, un venerdì di ottobre, nel giro di poche ore, senza un centesimo, letteralmente in mezzo alla strada, con l'unica prospettiva di cercare un ponte o un edificio abbastanza alto da assicurare morte istantanea dopo un volo di decine di metri. Cos' altro era successo però? Si era verificata una superproduzione di tutto che aveva riempito i magazzini di molte fabbriche, rimanendo lì, invenduto per mesi. Risultato: licenziamenti a raffica per mancanza di richiesta di merce, e dunque di lavoro per produrre altra merce; successiva, dilagante, devastante disoccupazione con conseguente, logica, carenza di denaro; svalutazione della moneta e tutto il resto. Com'è accaduto ora, è avvenuto allora. Partita dagli Stati Uniti, la crisi economica era approdata anche in Europa prosciugando le tasche degli abitanti e anche qui, svalutazione delle monete (in Germania, si era arrivati ad andare a far la spesa col carrello pieno di soldi, costando una pagnotta migliaia di marchi), scene di disperazione e suicidi a catena.
Quant'è durata la crisi?
Che si sappia, il primo mondo, quello industrializzato, ha ricominciato a respirare dopo la 2a Guerra Mondiale, quindi, c'è voluto un conflitto di proporzioni quasi planetarie per rimettere le cose a posto. Negli Stati Uniti Roosevelt ha risolto anche col New Deal, incrementando al massimo l'edilizia, progettando e dando l'ordine di costruire migliaia di nuovi edifici in tutto il territorio statunitense, ma questo è successo prima della guerra mondiale. Il conflitto ha svuotato le cantine americane piene di armi, contribuendo ulteriormente a riempire le casseforti degli stati e delle banche, ma ha anche svuotato le case seppellendo milioni di morti, soprattutto in Europa, sotto le macerie dei bombardamenti a tappeto, spesso operati alla cieca, senza nemmeno vedere cosa si stesse bombardando.  Tuttavia, quanto all'incremento dell'edilizia, molti capi di governo di altri stati hanno seguito l' esempio di Roosevelt e, pian piano, l'economia è ripartita fino a raggiungere livelli paradisiaci tra la fine degli anni '50 e la prima metà degli anni '60. Calcolatrice alla mano, dalla crisi economica, scoppiata nel 1929, si è usciti, non indenni, dopo la guerra, tra la fine degli anni '40 e la metà degli anni '50, dunque dopo circa una ventina d'anni.
Corsi e ricorsi.
L'economia va così ma in quanti lo sanno a parte gli specialisti?
E' una continua altalena fra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre.
Sembra che sia quasi un fenomeno fisiologico, ma lo è davvero e adesso siamo di nuovo nella fase delle vacche magre, scheletriche, anche stavolta a causa di manovre finanziarie sbagliate operate in territorio a stelle e strisce, anche stavolta per overdose di tutto. Abbiamo ammucchiato tanto, forse troppo, e/o forse le cause sono da ricercare anche altrove, fatto è che di nuovo mezzo mondo è precipitato nel baratro della disoccupazione e della povertà senza neanche il conforto e la prospettiva di poter puntare su una soluzione immediatamente attuabile come fu quella dell'edilizia 70 anni fa. Ora di case ce ne sono anche troppe e i movimenti ambientalisti, a ragione, spesso si oppongono ad ennesime colate di cemento laddove si sono create - o sono state create - bellissime oasi naturali che devono rimanere tali nella loro funzione di polmoni verdi del pianeta.
All'epoca di Roosevelt, della tutela dell'ambiente se ne fregavano alla grande, ma erano altri tempi.
Si può tuttavia sempre puntare sul restauro delle costruzioni già esistenti, restituendo loro l' antico splendore. Già questo sarebbe un passo verso una pur timida ripresa.
Però.....c'è un "ma": l'eterna mancanza di fondi per dar corpo al nobile intento.
Dove diavolo sono finiti i fondi?
Perché non ci sono mai?
Sui social networks impazzano e si susseguono senza sosta posts agguerriti, pieni di rabbia - giustificata - esprimenti il disgusto, il disprezzo verso una classe politica - la nostra - rea di aver fatto sparire miliardi - ora milioni di euro - racimolati con pressione fiscale da asfissia sui contribuenti i quali, tra l'altro, non si sono visti rendere indietro i loro soldi in servizi da Paese civile. Ma non so quanto questa forma di protesta possa essere utile se non come valvola di sfogo per esternare una profonda amarezza. Non credo che basti. Potrebbe, al limite, lenire in parte la frustrazione cocente che si prova quando ci si vede immobili, impotenti a fare qualunque cosa.
Il lavoro non si trova: il pubblico impiego non assume, l'attività in proprio corre incontro al rischio di non essere adeguatamente corrisposta. Si arriva a prostituirsi non nell'accezione sessuale del verbo, bensì a quella, forse ancor più avvilente di accettare infimi incarichi per infimi compensi. E' accaduto anche nel '29; sta ripetendosi ora, se non addirittura in modalità peggiore, ed è successo in qualsiasi altro periodo di crisi che l'umanità abbia attraversato nel corso della sua storia millenaria, quindi, invece di stupirsi e postare invettive contro il governo su Facebook o Twitter , bisognerebbe farsi venire qualche idea.
Intendiamoci subito: non è vero che incazzarsi faccia male, anzi!
Finiamola con questo luogo comune !
L'aumento esponenziale di molte patologie gravi è dato dalla tendenza - sbagliata - e dalla concezione - sbagliata anche quella! - di trattenere le emozioni all'interno del nostro animo, esibendo una falsissima calma e un altrettanto falso distacco dalle passioni terrene, come predica il Buddhismo, col risultato negativo di un logorio e di una corrosione fisica e psichica deleteria che porta, appunto, il fisico ad ammalarsi e a deteriorarsi. Qualcuno chiederà: ma allora cosa devo fare? Prendere il mio prossimo per il collo, sbatterlo contro il primo muro che trovo e, magari, ammazzarlo?
Ragazzi, strappiamo una volta per tutte il velo pietoso dell'ipocrisia!!!
Oltre a rimpinguare le casse degli Stati, le guerre servono come valvola di sfogo all'aggressività e ad operare una regolare, periodica selezione naturale della popolazione, evitando il sovrannumero.  Se non ci fossero (state) le guerre, a quest'ora sulla Terra saremmo almeno in 20 miliardi a meno che non fosse stato inventato qualche altro metodo per tenere in parità nascite e decessi.
Scherzo, naturalmente, ma questo è un invito a riflettere con attenzione su alcuni eccessi di "buonismo" , spesso, secondo me, decisamente fuori luogo per l'epoca in cui stiamo vivendo.
Torno a bomba: il pensiero positivo.
Mi viene l'orticaria solo a sentirlo nominare e mi suona come i mantra di Scientology: autostima e pensiero positivo in cambio di ingenti sovvenzioni. A loro. Ma va'!!
Nonché io inciti a lasciarsi andare alla disperazione, ma se avete avuto il coraggio e la pazienza di leggere il mio sproloquio, e se conoscete bene e ricordate la storia con la "S" maiuscola, le crisi non sono finite il giorno dopo, ergo, neppure questa finirà domani.
Allora, direte: dobbiamo rassegnarci? Subire passivamente senza reagire? Adattarci al peggio, vivendo di sola speranza in un domani migliore?
No. Perché? Cos'abbiamo fatto di male per meritarcelo? D'accordo: abbiamo messo al governo un bel pool di incompetenti ma, in occasione di elezioni politiche, non abbiamo mai avuto molta scelta. Come diceva Montanelli: abbiamo sempre dovuto votare turandoci il naso.
Nonostante alcuni di essi siano laureati in discipline economiche, i nostri politici brillano per non capire un tubo di economia, assorbiti come sono nell' unico loro obiettivo che consiste nell'arraffare più denaro possibile approfittando vigliaccamente dell'esser riusciti a sedersi su quelle poltrone di velluto rosso le quali portano loro migliaia di euro al mese, distogliendoli dalla visuale della situazione in cui versa l'Italia, non permettendo loro di capire che, continuando in questo modo, non solo non si uscirà dalla crisi, ma si rotolerà verso il precipizio della miseria con conseguente blocco di qualunque attività che sia produttiva o di altro genere, facendo scivolare il Paese verso il default, se già non ci è arrivato.
E' cronaca di oggi il crollo del 40% sulle prenotazioni nei ristoranti per il cenone di Capodanno; è cronaca di oggi la ola di lamenti proveniente dal mondo del commercio che vede i negozi vuoti anche a ridosso delle imminenti feste natalizie.
Dove sono finiti i soldi che gli Italiani hanno elargito al Fisco?
In qualche conto corrente depositato nelle sicure banche off shore di paradisi fiscali?
Bene. E allora cerchiamo e assoldiamo un pool di esperti informatici, hackers agguerriti ed inarrestabili, per stanare questi conti e ricattare i governanti in questi termini: o ci (ri)date un pò di soldi, o noi mettiamo i vostri in rete, alla vista di tutti.
Idea pazzesca? Fantascientifica? Difficilmente realizzabile? Forse, ma in questo momento è l'unica che mi è venuta. D'altro canto, più che di spada, è doloroso ferire di tasca. Però, pensare positivo e vivere di speranza, mi sembra una soluzione ancora più assurda e patetica.
Il prossimo che mi si presenta e mi dice di pensare positivo, giuro che lo ammazzo!!
A presto, e scusate il "trattato".

P.S. : dimenticavo. Vi state chiedendo: dove e chi sono gli alieni? Sono quelli che non pensano positivo. Sono quelli che pensano altro.

sabato 14 dicembre 2013

Gli alieni e il Natale


1o caso di ipocrisia (vedere il post sulla libertà di espressione)

Le donazioni alle associazioni a scopo umanitario

Si avvicinano le feste natalizie e si dice che si debba essere più buoni, più disponibili ad aiutare il prossimo, più generosi; finite le feste si può tornare ad essere stronzi, salvo i casi in cui questo aspetto del carattere non sia assolutamente irremovibile anche di fronte alla capanna del presepio, cosa che sembra avvenire sempre più spesso.
Come essere buoni, disponibili e generosi?
Innanzi tutto, almeno in Italia, è facile esserlo specie nei riguardi dell'Erario che chiede, proprio nel periodo precedente le festività, i contributi più pesanti, concentrandoli fra novembre e dicembre, al contrario di Paesi civili come la Norvegia dove, invece nell'avvicinarsi del Natale, il fisco alleggerisce il carico tributario per lasciare nelle tasche degli abitanti più soldi per impinguare il commercio pre-festivo.
Step numero 2: la generosità degli Italiani verso l'erario è obbligatoria.
Step numero 3: oltre all'Erario, fra la fine di novembre e i primi di dicembre, nelle caselle postali fisiche degli Italiani sbarcano le richieste di denaro da parte delle svariate associazioni umanitarie: Unicef, Ricerca sul cancro, sulla leucemia, Save the children che chiede soldi per i bambini dei Paesi sottosviluppati, Amnesty International che tutela i diritti dei perseguitati politici ed altri raggruppamenti, sorte con intenti apparentemente altruistici, che forse ci sono, ma il cui comportamento, ultimamente, sta facendo nascere dubbi sinistri sulla destinazione dei fondi da essi raccolti col consueto sistema della spedizione di bollettini.
Domanda numero 1: perché, dopo decenni di metodico fund raising a favore delle popolazioni povere dei Paesi del cosiddetto 3o Mondo, operato con costanza anche dalla Chiesa, quei poveretti continuano a vivere nell'indigenza e non sembrano essere stati compiuti tangibili passi del loro sviluppo?
Una risposta possibile mette i brividi. Parte di quei fondi non ha raggiunto l'obiettivo, finendo in mani improprie che hanno usato quel denaro per finanziare conflitti personali e consumare vendette, sempre personali, estese alle tribù abitanti oltre lo steccato del villaggio. Il fatto è gravissimo, ma ora c'è di più.
La raccolta fondi ha indubbiamente funzionato e le somme racimolate per andare incontro ai bisognosi paiono ingenti...molto ingenti...più di quanto ci si aspettasse, più di quanto, calcolatrice alla mano, avrebbero dovuto essere. Una di queste associazioni è passata da un bilancio, positivo di 9 milioni di euro a 23 milioni nel giro di un anno. Malgrado la crisi l'umanità ha di colpo allentato il cordone della borsa elargendo più delle individuali possibilità economiche?
No.
Mentre le immagini di un'efficace campagna pubblicitaria, che mostrano i soliti bambini africani, rinsecchiti dalla fame e dalla sete per impietosire i nostri cuori e indurci a scucire le tasche, girano per le caselle postali di metallo e virtuali della rete, i responsabili della sezione economica di queste associazioni han pensato bene di arrotondare ulteriormente le entrate immettendosi nel mercato di armi e droga. E' proprio il caso di dire: la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. Ma in questo frangente, forse lo sapeva e anche piuttosto bene. Con tutta probabilità, gli addetti ai lavori speravano che altri occhi e altre mani non sarebbero mai venuti a conoscere la verità.
Ora, si possono dare soldi a chi, da una parte, dovrebbe poi passarli agli aventi necessità per dare la vita, e dall'altra prenderli da chi dispensa morte?
E' un controsenso pazzesco e stridente, ma è ciò che è emerso poco tempo fa.
Domanda numero 2: da anni la scienza e la medicina si adopera per sconfiggere malattie mortali come cancro e leucemia; miglioramenti sono stati registrati, ma le malattie non sono state ancora sconfitte. Eppure si combattono da almeno 50 anni.
Risposta possibile, anche questa da brividi: l'eventuale cura risolutiva, se sarà trovata ( e gira già voce che sia stata trovata), taglierà drasticamente gli introiti miliardari alle lobbies farmaceutiche che producono i medicinali contro queste gravi infermità, vendendoli a prezzi proibitivi per singola dose (un flacone di farmaco per chemioterapia può costare fino a 10.000 euro - erano 5000 dieci anni fa - , la metà se acquistato in Paesi come la Svizzera).

Dopo aver letto questo mio piccolo trattato, qualcuno mi chiederà: dove sono e chi sono gli alieni? Gli alieni sono coloro che non credono alle panzane e preferiscono fare la figura degli insensibili egoisti tenendosi il denaro piuttosto che sprecare quel poco che hanno, oltremodo risucchiato da chi continua a sbraitare che stiamo uscendo dal periodo più difficile, erogandolo senza la certezza che arrivi a giusta destinazione.

sabato 7 dicembre 2013

MANDELA, ovvero: gli alieni con la testa dura e le idee rivoluzionarie


E' stato indubbiamente un grande uomo, una specie di faro nella fitta nebbia dell'ignoranza e dei pregiudizi che regnavano spessi e incontrastati in quell'angolo a sud del mondo cinquant'anni e passa fa. E' stato coraggioso e testardo, fronteggiando chi lo contrastava e chi voleva bloccare a tutti i costi un flusso di pensieri ed ideali, a quel tempo rivoluzionari, che invece avrebbero dovuto essere considerati normali. E per questi ideali è rimasto chiuso nella cella angusta di una prigione per 27 lunghi anni, senza mai chiedere grazia o pietà. Onore a un uomo così. Onore a uomini come lui. 
Come il suo co-razziale Martin Luther King, anche lui aveva un sogno: quello di veder cancellato l'odio fra uomini con diverso colore di pelle e possiamo dire che l' ha visto realizzato addirittura nell'elezione di un uomo dalla pelle scura niente meno che alla Casa Bianca.
Ma il nostro Mandela è stato anche fortunato e si sa che la fortuna aiuta gli audaci.
Beh....diciamo che la fortuna è arrivata un pò in ritardo, ma è arrivata sdoppiandosi nei panni di due altri grandi della Storia, con la "S" maiuscola, che, con le loro idee e le loro gesta, hanno scombinato piuttosto pesantemente una situazione di stallo che aveva inchiodato il mondo negli anni '80: Papa Giovanni Paolo II e Mikhail Gorbaciov (forse più il secondo che il primo). Data la natura e la posizione che occupavano, viene spontaneo fotografarli con la mente come il Diavolo e l'Acqua santa: il primo, capo della Chiesa, il secondo, capo di uno stato che osteggiava la Chiesa. Eppure i due personaggi si sono incontrati, si sono piaciuti, hanno preso accordi, hanno cambiato storia e mondo e la storia del mondo. E Mandela ha beneficiato dell'entrata in scena di questi due uomini  i quali, con le loro azioni veramente rivoluzionarie, hanno scardinato qualunque pregiudizio galleggiante in quel periodo. 
Proviamo a tornare indietro a quell'epoca e andiamo a rileggere le cronache sui giornali. 9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino e, con esso, per tutto il periodo fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, crollano i regimi totalitari che stringono molti Paesi nella morsa di opprimenti dittature, a cominciare proprio dall'Europa Orientale, proseguendo per il Sud America e infine il Sud Africa. In altre parole, forse, senza Papa Wojtila, ma soprattutto senza Gorbaciov, Mandela sarebbe rimasto in prigione, nella Repubblica Sudafricana oppressa dal razzismo e dall'Apartheid.
Forse.
In ogni caso, l'essenziale è che il nostro "Madiba", come lo chiamavano affettuosamente i suoi conterranei, abbia riconquistato la libertà di azione e di pensiero.
Con lui il razzismo è finito?
Purtroppo no. Anzi! Ora, in alcuni Paesi, è subentrata una forma ancora più subdola che si espleta in odio latente fra persone dello stesso colore di pelle, ma con diverso contenuto del portafoglio; in altre parole: odio fra ricchi e poveri della stessa razza.
Guardandolo in fotografia, il volto di Mandela trasmette simpatia e serenità. Ci restituisce l'immagine di un uomo mite e buono, quasi arrendevole. Ma lui, tutto era fuorché arrendevole.
Ha sostenuto le sue idee sopportando una durissima prigionia di 27 anni in un Paese dove ai carcerati, specie se neri, non venivano risparmiate violenze fisiche e psicologiche. E questo è indice di positiva caparbietà, di "testa dura" come qualcuno definisce questa caratteristica umana, a volte, con tono di accusa. Ma la "testa dura" non è un difetto, è una virtù. Senza questa prerogativa, il mondo avrebbe avuto un'altra storia. Senza questa prerogativa, alcuni personaggi non sarebbero mai riusciti a cambiare il loro destino e quello dell'intera umanità.
Nonostante abbia avuto una vita difficile, Mandela ci ha lasciato a 95 anni. 
Volevo appunto concludere, rivolgendomi a chi è rimasto meravigliato e sconvolto per la sua scomparsa, osservando che a 95 anni, dopo un'esistenza così intensa come la sua, può succedere che si muoia, ma è naturale e bello pensare che, in ogni caso, persone come lui rimangano in vita, seppur virtuale, nei nostri ricordi e sulle pagine dei libri di storia. Perché Nelson Mandela, ovviamente, ha già conquistato il suo meritatissimo posto nella Storia del Pianeta Terra e della sua popolazione.

domenica 3 novembre 2013

Possiamo dire realmente quello che ci passa per la testa?




Uno dei fondamentali articoli della Costituzione ci garantisce libertà di parola, pensiero e associazione.
Fermiamoci alla libertà di parola e pensiero. Esiste davvero? 
Sulla carta, effettivamente si.
Dopo la proclamazione della repubblica e della democrazia, in Italia nessuno - almeno in via ufficiale - è più finito dietro le sbarre per essersi espresso liberamente, - a parte qualcuno che lo ha fatto riferendosi a qualcun altro, chiamandolo col suo vero nome ed esternando pubblicamente ciò che pensava di lui o di lei, commettendo in questo modo quel che viene definito reato di diffamazione, ma questo è un altro discorso; - in realtà le cose sono un pò diverse.
Alt! Un momento! Tranquilli! Non sto dicendo che questa garanzia abbia cessato di esistere per decreto, ma più semplicemente che nella vita pratica non sempre si può dar libero sfogo ai propri pensieri anche quando questi possono ritenersi giusti e coincidenti con la realtà di certi fatti, e questo non avviene per legge bensì per...buona creanza. Ed è proprio l'ultima che ci rovina.
Ditemi un pò, signori/e: in questi ultimi tempi, guardandoci in giro, non notiamo un vertiginoso aumento della suscettibilità del nostro prossimo? Non ci troviamo spesso a preferire di rimanere in silenzio piuttosto che esprimere un'opinione o un giudizio anche quando questo non è totalmente negativo? Una risposta è si in quanto ormai siamo terrorizzati all'idea di ferire i sentimenti altrui; l'altra è no e la verità è diversa. Abbiamo paura di perdere le relazioni umane. Abbiamo paura di non essere ricambiati all'occorrenza; abbiamo paura di rimanere soli e non vogliamo ammetterlo. E così mentiamo, primi fra tutti a noi stessi, soffocando il nostro istinto e soffocando la nostra vera identità la quale, se potesse uscire come mamma l' ha fatta, avrebbe la forza dirompente di un vulcano più distruttivo del Krakatoa che due secoli fa demolì un intero arcipelago. Ma non possiamo dire sempre tutto ciò che pensiamo realmente in nome del quieto vivere, dei rapporti col prossimo, della pace e dell'ipocrisia, unico vero ruler del mondo, che ci strappa sorrisi a forza costringendoci a mandar giù rospi della dimensione di un T-Rex e a negare l'evidenza di fatti e situazioni chiari come il sole.

L'elenco dei casi in cui l'ipocrisia è vincitrice assoluta è molto lungo e difficile da srotolare, ma non impossibile da citare. 
Al prossimo post, forse. 
Vi tengo sulle spine. ;)

martedì 17 settembre 2013

Alieni credenti e fedeli


Mi colpì un caso di qualche anno fa.
Una donna aspettava il quarto figlio ma, ad inizio gravidanza, le venne diagnosticato un cancro, curabile tuttavia previo ciclo di chemioterapia che però avrebbe potuto recare danni al feto. Avendo già tre figli, gli stessi medici le consigliarono di pensare più a lei e curare il suo male. Anche il marito la pregò di seguire la terapia poiché la sua eventuale morte lo avrebbe lasciato solo con tre bambini,  ma lei no. Scelse di non curarsi e portare avanti la gravidanza, oltretutto con sofferenze indicibili. Dio e la Chiesa comandano di preferire la vita ad ogni costo. Secondo lei. Risultato: muore, lasciando il marito, disperato, distrutto dal dolore, ad accudire gli altri tre figli.
Devo andare avanti? 
Per carità! Ognuno è libero di credere in ciò che desidera, in ciò che lo fa star meglio, con il grado di intensità voluto, ed è vero che la religione incita a difendere la vita sopra ogni cosa, ma penso che si verifichino dei casi in cui sarebbe meglio riflettere sulle proprie decisioni. Indubbiamente la fede può essere essa stessa un farmaco che, se proprio non guarisce, di sicuro coadiuva un'eventuale terapia medica oltre a recare un benessere psico-fisico comprovato, ma può anche ottundere la mente al punto di non permettere di valutare con la dovuta correttezza e obiettività la situazione in cui ci si trova. E i fedeli integralisti, ostinandosi a rispettare comandamenti e precetti alla lettera arrivando a negare l'evidenza, possono, in effetti, passare per creature non di questo mondo.

giovedì 5 settembre 2013

Piccoli mondi diversi

Carmelo Randazzo, olio su tela

Andrea non vede. Un glaucoma gli ha spento per sempre la luce cancellandogli davanti agli occhi colori e forme, ma quando canta regala emozioni a non finire.
Nemmeno Alberto vedeva (uso l'imperfetto perché Alberto non è più fra noi), ma dopo pochi minuti di colloquio con lui, egli riusciva a descrivere fisicamente la persona come se la vedesse. Il suo segreto? Diceva che si basava sulla voce. Forse chiedeva prima a qualcuno di descrivergli la persona, ma che importa? Raggiungeva lo scopo con l'astuzia e impressionava i suoi interlocutori.
Il fine giustifica i mezzi.
Carmelo non sente rumori e suoni del mondo, ma li immagina, li trasferisce e li cristallizza nelle sue tele sotto forma di animali, le creature che preferisce e che, silenziosamente, ci chiede di rispettare.
Si dice che Niccolò non parlasse, ma per lui parlava il suo violino da cui sono scaturite note immortali.
Un altro Andrea, più giovane del primo, per motivi misteriosi, un giorno ha chiuso la porta al mondo e vive nel suo che si è creato a "sua" immagine e somiglianza nella sua testa , nel quale avvengono le cose che lui ama e che non troverebbe mai nel mondo reale.
Mario (un nome di fantasia), nella sua vita, ha subìto gravissimi torti da un familiare e trascorre la sua vita nella spasmodica ma metodica ricerca di un essere simile per scaricare su di lui/lei la voglia di rivalsa e di vendetta, cancellandolo/la dalla faccia della Terra con criterio sistematicamente efferato.
Marco è stato abbandonato dalla moglie, dalla fidanzata o dalla sua ragazza e non accetta questa situazione, decidendo che chi lo sta facendo soffrire deve pagare a caro prezzo il male che fa.
E via elencando fra le varie patologie che possono colpire un essere umano rendendolo ... differente!
Cos' hanno queste persone in comune?
Non sono come noi, come me, o come voi che leggete.
Il loro essere al mondo è stato disturbato da una causa, o da un evento, che ha scombinato la loro vita e li ha resi diversi da noi. Sarebbe più esatto e corretto dire che noi li vediamo diversi, ma non dobbiamo essere troppo ipocriti poiché in effetti lo sono, tuttavia non sempre con accezione negativa del termine.
Necessità fa virtù, dice un adagio e queste persone lo hanno preso in parola costruendosi attorno a loro un mondo a misura delle loro esigenze giacché per cause di forza maggiore non possono adattarsi completamente al mondo costruito per i normali, ma alcune di quelle persone hanno svolto un buon lavoro e non hanno chiuso il cancello del loro microcosmo, lasciandolo strategicamente aperto in modo da invitare noi ad entrare nel loro piccolo universo che scopriamo trovarsi in un'altra dimensione, forse più elevata della nostra.
Uomini e donne che per vari motivi, con acida gentilezza, vengono definiti "diversamente"abili, spesso viaggiano ad alte sfere su binari sorretti da un cuscino di alta sensibilità che spesso consente loro di superare confini difficili da superare per i normali.
Chi è avvolto nel suo mondo buio sente suoni e percepisce odori più di chi vive nella luce; chi è calato nel silenzio vede al di là dello specchio che riflette la sua immagine e non è detto che anche al di là non ci siano suoni e bellissime melodie; chi si è chiuso ermeticamente nel suo favoloso maniero mentale entra nel caleidoscopio frenetico del suo cervello che va a mille, e della sua inarrestabile fantasia che sfonda tutti i muri.
E tuffandoci nell'universo della carta stampata e poi della celluloide, andando a ripescare nella narrativa del mistero e dell'indagine, si scopre che lo psicologo - e psichiatra - più bravo è in grado di stanare un serial killer che rapisce e uccide donne sentendosi ogni giorno che passa più simile a loro, proprio grazie alla sua sensibilità e capacità di entrare nella mente dell'assassino e nel suo mondo di alienato; grazie al suo essere spietato assassino egli stesso.
Ognuno di noi, prima di nascere, è immerso in un liquido che ci protegge e ci isola dall'esterno finché non veniamo brutalmente spinti nella realtà in cui dovremo vivere da quel momento in poi e, bene o male, da allora, lo facciamo ricostruendoci in maniera più rozza quel bozzolo di difesa in cui conserviamo ciò che ci è utile per mantenere intatta il più possibile la nostra vera identità dall'omogeneizzazione che ci viene imposta nella vita globalizzata.
Ma tra tutti questi microcosmi individuali, anche quelli un pò particolari di chi non è in tutto e per tutto come noi, dovrebbe esserci più comprensione e comunicazione.
Perché più o meno, nel bene o nel male, in fondo, tutti siamo un pò alieni.

domenica 1 settembre 2013

Alieni talentuosi e...più o meno silenziosi



I ricordi si perdono nel tempo, tuttavia non si sono offuscati del tutto tanto da cancellare alcune vecchie buone abitudini. E certi alieni si distinguono proprio per queste ultime: educazione e discrezione.
Ma cominciamo dall'inizio e andiamo per ordine.
Sappiamo che alcuni terrestri sono dotati di talenti, (il che li tramuta in alieni per il non eccessivo numero delle loro presenze sul pianeta. Quelli veri!): per la musica, pittura, scrittura e altre specialità morali, e li usano per diletto, ma alcuni anche per procurarsi introiti economici che consentono loro di poter vivere, talvolta senza troppi sacrifici. E c'è qualcuno che ci riesce poiché, evidentemente, il suo talento è così marcato e visibile da suscitare interesse e curiosità presso gli altri, soprattutto chi potrebbe fornire a questi alieni fortunati l'opportunità di trasformare il talento in guadagno. Ora, di solito i "geni" in qualunque disciplina hanno la prerogativa di essere un pò schivi e di non amare troppo essere sbattuti alla ribalta, sotto i riflettori dello show business. Almeno una volta! Qualche tempo fa!
Adesso chi dipinge quadri, chi scrive romanzi o saggi, chi compone musica, chiunque sia consapevole di possedere un talento - spesso per sentito dire da coloro che si sperticano in lodi con secondi fini, - supportato dai vari mass media che, senza dubbio, si dimostrano alleati preziosi, sbatte in prima pagina il frutto del suo talento proponendolo e riproponendolo finché non vede gli utenti dei mass media affannarsi a cercarlo per non sentire più lo strombazzamento dell'oggetto in questione. In altre parole povere, si serve della grancassa pubblicitaria per diffondere il suo verbo, la sua tela, le sue note e spreme il servizio fino all'osso per far conoscere a tutti il risultato della sua fatica.
Giusto. Ma occhio a non esagerare.
Torno ai ricordi.
Anni fa, - 30? - in giro per le strade d'Italia (io lo vidi a Roma), un giorno cominciarono a comparire dei cartelloni con una specie di stemma che riproduceva l'immagine stilizzata di un drago sorridente. Lo guardai e mi chiesi cosa significasse.
I cartelloni rimasero sulle strade per circa un anno fino ad una sera in cui, su quello che all'epoca si chiamava primo canale della Rai, non partì il trailer di uno sceneggiato che sarebbe andato in onda di lì a poche settimane. Lo sceneggiato era il Marco Polo e la Dragonda era, appunto, la "sirena" che per mesi aveva fatto impazzire gli Italiani i quali, come me, si erano chiesti cosa fosse e a cosa fosse riferito.
Ecco! Il bello del mistero, della suspense, dell'intrigante messaggio in "codice" per annunciare un evento che racchiude in sé il lavoro di un manipolo di persone indubbiamente talentuose le quali hanno saputo ricreare e raccontarci una storia per immagini.
Tutto ciò che ho detto finora, forse non c'entra molto con l'educazione e la discrezione, ma il proporre il proprio pensiero e la propria esistenza con tutto ciò che si è capaci di fare, avvicinando il prossimo stuzzicando la sua curiosità, secondo me è il massimo della classe che un essere umano possa esibire.
A buon intenditor,  il silenzio!!

domenica 18 agosto 2013

Alieni nel mondo del lavoro




Roberto, 52 anni, e Maria, 50 anni, due figli che vanno ancora a scuola, hanno perso entrambi il loro lavoro e sono preoccupati per il futuro. Hanno ragione perché a questa età è difficile trovare un altro lavoro. Anzi! E' impossibile! Per motivi che travalicano la nostra immaginazione e comprensione, la loro connotazione anagrafica si rivela un ostacolo insormontabile, eppure Roberto è un esperto informatico e Maria è un'abile e competente analista contabile, ma sembra che questo loro requisito scivoli come acqua che scorre su vetro: non produce alcun effetto sui datori di lavoro ai quali i due si rivolgono nella penosa via crucis che compiono per trovare una nuova occupazione che garantisca il prosieguo delle loro vite.
Niente. Nessuna risposta che abbia un senso. Solo rifiuti e porte sbattute in faccia senza spiegazioni logiche. Semplicemente, non hanno più l'età per lavorare.
Ma pensando ai loro ragazzi, Roberto e Maria non si scoraggiano, si rimboccano le maniche e cominciano a creare locandine e bigliettini da attaccare ovunque, in cui scrivono a caratteri cubitali la loro disponibilità a svolgere qualunque mansione, anche la più umile e umiliante, pur di racimolare un introito per affrontare le spese di casa e della scuola dei figli. Internet fornisce un ulteriore viatico alla diffusione della loro disponibilità. Tuttavia anche nella loro disposizione d'animo a scendere ai minimi livelli, i due incontrano ostacoli assurdi, soprattutto Maria. La nostra intrepida mamma si offre come baby sitter ma è "troppo vecchia"; le baby sitters devono essere giovani, preferibilmente sotto i 25 anni; si offre come badante per assistere persone anziane e malate, ma è italiana e le badanti richieste sono per lo più straniere, meglio se filippine o peruviane più servizievoli e meno esose economicamente. Si offre per le pulizie negli appartamenti, ma la scusa del diniego è la stessa avanzata per la posizione sopra citata. Oltre a queste motivazioni se ne aggiunge un'altra, la più spettacolare: Maria non ha referenze, ovvero: nessuno può testimoniare la sua professionalità in questi mestieri. Infatti Maria è stata, fino a qualche tempo prima, una brava contabile e non ha mai pulito appartamenti se non il suo; non ha mai accudito bambini se non i suoi figli, e non ha mai assistito persone anziane poiché, grazie al Cielo, ha ancora i genitori vivi e vegeti oppure sono morti di morte naturale nel loro letto, e nessuno, se non Roberto, può dimostrare che Maria è brava a pulire pavimenti, accudire minori o diversamente giovani acciaccati. In altre semplici parole, nessuno può affermare e confermare che Maria è affidabile in quanto non ci sono prove pratiche che lo dimostrino. Roberto non trova lavoro solo per questioni anagrafiche e forse per le stesse ragioni addotte per Maria.
A questo punto ai due viene consigliato di rivolgersi ai Servizi Sociali del Comune di residenza per ottenere uno dei famosi lavori "socialmente utili" oppure un contributo economico per tirare avanti, ma solo uno dei due ne ha diritto. Al mattino presto, Roberto si reca sul posto presso l'ufficio di competenza, si mette in fila insieme con altri sventurati fra cui molti extracomunitari e, dopo parecchi minuti, riceve da un impiegato un numero che corrisponde al suo turno di chiamata.

Ad aspettare in una saletta in fondo ad un corridoio, con lui c'è anche una donna di colore con un bambino piccolo in braccio e due bambini più grandicelli che giocano a rincorrersi per il corridoio, ridendo e strillando. Roberto viene poi ricevuto da un'impiegata che, alle dieci e mezzo della mattina, è già stravolta dal solo fatto di dover lavorare (ma è stata assunta al Comune per conoscenze) e da tre ore di spiegazioni e discussioni, spesso sfociate in litigi, la quale lo invita a riempire un modulo con i suoi dati personali e a produrre alcuni documenti aggiuntivi che servono per giustificare la richiesta del sussidio, il quale ammonta alla cifra stratosferica di euro cinquecento e rotti per un anno, eventualmente incrementabili con bugie su infermità varie, come a dire che quei soldi devono bastare per vivere 365 giorni in quattro. Ci sarebbe la più vantaggiosa soluzione del contributo continuativo di 400 euro al mese, ma per averlo non si deve possedere una casa. Bisogna risultare senza fissa dimora. Roberto e Maria devono accontentarsi e continuare a cercare un'occupazione per non morire di fame e non far patire la fame ai loro ragazzi, ma a 50 anni, almeno in Italia, è un'utopia.

Però si continua a parlare di disoccupazione giovanile e anche qui si riscontrano paradossi da fantascienza demenziale. 

"azienda a livello nazionale cerca giovane da inserire nel proprio organico, max 25 anni con 5 di esperienza pregressa".

In cosa poi? Perché non viene detto chiaramente? 
E' uno dei tanti annunci di offerta di lavoro che s'incontra sui giornali o su Internet, nei siti collegati alle agenzie di collocamento. Tutti i datori di lavoro chiedono esperienza nel proprio settore ma chi cerca lavoro lo fa per accumulare esperienza e poter lavorare dopo, però se non si ha esperienza non si lavora da nessuna parte e anche qui si viene a creare l'odiosa e reiterata situazione del cane che si morde la coda e del circolo vizioso senza via d'uscita.
Spesso, a 25 anni ancora si passa buona parte della giornata sui libri per terminare gli studi universitari che sembra non finiscano mai e, se si riesce anche a lavorare, la tipologia di occupazione raramente è molto impegnativa proprio per non rubare troppo tempo allo studio. Per guadagnare qualche euro, Claudio/a accetta di preparare, servire e consegnare pizze, lavorare in un bar, distribuire volantini in giro per la città, tenere buoni un paio di pargoli per qualche ora o, comunque, svolgere un'attività che fornisce si un'esperienza, ma non certo per coprire la posizione di Account Manager, Sales Manager o altre professioni che in Inglese suonano come chissà quale alto incarico dirigenziale per il quale occorre già una laurea e qualche altro annetto di età sul groppone.
Oltre che nel mondo della scuola, non credo ci sia altro luogo, come quello del lavoro, dove si possa trovare una comunità di alieni così cospicua che dà l'impressione di non conoscere - o forse è meglio dire non voler conoscere - e riconoscere la realtà del proprio Paese. Vivono veramente in un'altra dimensione che non ha niente in comune con il macrocosmo di chi deve vivere giorno per giorno sulla Terra e vorrebbe farlo, non dico nel modo ideale, ma nel meno peggior modo possibile. Ma il microcosmo degli alieni è quello degli eletti, di chi ha le spalle coperte e la strada lastricata d'oro; di chi non conosce e non ha mai saputo cosa voglia dire cercare un lavoro. Questi sono gli alieni "cattivi", si conoscono e si riconoscono perché si vedono spesso in tv. Purtroppo!

giovedì 8 agosto 2013

Alieni a scuola, parte 2a

Dicevo...
In questi ultimi anni, i governi che si sono succeduti a Montecitorio, attraverso gli svariati ministri della Pubblica Istruzione eletti, hanno messo le mani sulla scuola partorendo riforme che, apparentemente contenevano elementi innovativi ma che, invece, in realtà, andavano a toccare solo l'impalcatura esteriore dell'istituzione senza penetrare nel cuore della struttura viva di questo fondamentale pilastro della società.
E' chiaro che non è facile rivoluzionare un sistema esistente e operante da decenni in un certo modo, ma non si pretende neppure di rivoltarlo come un pedalino dall'oggi al domani, tenendo conto anche della parte concreta e tangibile della struttura, ovvero: gli edifici scolastici. Però, per qualche misterioso motivo, la scuola resta lontana dal mondo reale e chi la popola, ma soprattutto chi dovrebbe amministrarla, dimostra ogni giorno la sua condizione di "alieno".
E' stato introdotto uno studio più approfondito e impegnativo delle lingue straniere, aggiungendo all'Inglese, ormai seconda lingua madre, un secondo idioma e questo va bene, nonostante per qualcuno anche l'Italiano sia ancora una lingua straniera; è stato maggiormente diffuso l'apprendimento dell'informatica, e anche questo va bene, ma cosa ancora non va? Perché i ragazzi vanno a scuola malvolentieri e spesso si vedono seduti si dietro i banchi, ma a smanettare con i cellulari di ultima generazione, mostrando pochissimo interesse a quel che i professori tentano affannosamente di spiegare? I ragazzi sono cambiati? Forse. Anzi! Senza dubbio.
Aboliamo le vecchie materie "classiche" come storia e geografia? Direi proprio di no. Servono. Eccome se servono! Cambiamo i programmi? Ma l'Asia, l'Europa e l'America non si sono spostate. Sono sempre al loro posto. Il Po attraversa la Pianura Padana e il Tevere scorre in mezzo a Roma da millenni. Sono dati di fatto assolutamente inamovibili, qualunque ministro venga nominato alla Pubblica Istruzione. Il discorso cambia un pò per la Storia. La Storia potrebbe essere rimaneggiata, riveduta, corretta, "aggiornata" ai risultati delle ultime ricerche effettuate dagli specialisti i quali hanno scoperto che alcuni eventi non si sono svolti alla lettera come ci sono stati raccontati finora. Ma attenzione poiché certi argomenti, certe verità, non possono essere toccati! Ecco. Devo aver appena premuto su un punto dolente. Si parla di rinnovamento, ma questo, spesso, va a cozzare contro "tradizioni" secolari care a certi personaggi che non vogliono sentir parlare di cambiarle.
Il latino e il greco servono o non servono? Certo che servono! Ma basterebbe semplicemente che qualcuno - se lo sa - spiegasse che queste due antiche lingue sono la base delle lingue moderne. Molti vocaboli greci sono l'origine di vocaboli italiani e alcune regole dell'analisi del periodo latina si incontrano nelle analisi del periodo inglese e tedesca, addirittura russa, che non sono lingue di ceppo neolatino.
Si parla tanto di interattività e di interdisciplinarità e le occasioni per metterle in pratica, rendendo le lezioni interessanti con l'utilizzo dell'informatica, sarebbero tantissime, ma qualcosa trattiene dal compiere questi passi che non implicano essere geni, ma avere solo un pò di creatività e coraggio. Si chiede troppo, vero?
E allora non lamentiamoci se la scuola si presenta con l'aspetto di una vecchia astronave arrugginita, scesa sulla Terra tanti anni fa, con il suo equipaggio perennemente riunito nella sala di comando a passare il tempo prendendo decisioni su quanti alunni sia meglio riunire in una classe considerando purtroppo che non ci sono fondi sufficienti per costruire, se non addirittura ristrutturare, gli edifici; di quante ore dev'essere composto un orario scolastico e, last but not least, ultimissima novità: a cominciare da quale classe gli alunni dovranno affrontare le famose, famigerate prove INVALSI che, ragazzi miei, sono veramente toste !!
Ecco! A questo proposito, invito l'equipaggio sgangherato dell'astronave scuola (mi riferisco ovviamente alle alte sfere) a scendere sul suolo terrestre e a farsi carico sul serio di questo impegno onde evitare figure barbine di profonda ignoranza che abbiamo già rimediato.














domenica 4 agosto 2013

Alieni a scuola



Questo post vuole essere, in un certo modo, una mia risposta ideale al post della mia cara amica Angela la quale, nel suo blog, ha parlato di riforma scolastica versione 2013 che vedrebbe l'introduzione di nuove materie rientranti nell'ambito umano-sociale (educazione al sentimento, al rispetto del prossimo, animali...)
Ottime idee, ma la vera riforma sta altrove. Perché il titolo di questo post è "Alieni a scuola"? Perché è proprio nella scuola che si avverte maggiormente la presenza di esseri completamente fuori dal mondo, i quali non hanno la minima idea di come questa istituzione dovrebbe essere rinnovata dalle fondamenta a cominciare dalle elementari per finire all'università.
A questo proposito racconto un aneddoto che riguarda un episodio divertente riferitomi da un giovane conosciuto anni fa. Il giovane in questione era uno studente niente meno del prestigioso Istituto Enrico Fermi, prossimo (allora) perito elettronico, che venne da me per una raddrizzata in inglese, materia con la quale non andava molto d'accordo (sono in molti ad avere rapporti conflittuali di amore/odio con questa lingua che sembra facile, ma non lo è per niente). Il ragazzo mi parlò della sua insegnante d'inglese la quale, nominata di fresco alla cattedra dell'istituto per impartire le nozioni della lingua agli studenti, confessò candidamente, ma con in mano una tazzina piena di cenere da cospargersi sul capo, che lei aveva frequentato il Liceo Classico, - dunque, per cinque anni aveva studiato greco, latino e filosofia, lasciando per giunta l'Inglese al 5o ginnasio - si era poi iscritta alla Facoltà di Lingue e Letterature Moderne alla Sapienza, continuando a studiare letteratura Italiana, Latina, Inglese, Francese e non so di quale altra lingua, aveva conseguito brillantemente la laurea, aveva sostenuto gli esami di abilitazione per entrare nell'insegnamento, ma non aveva mai visto un computer nella sua vita e tanto meno conosceva l'Inglese informatico/elettronico (una lingua a sé con vocabolario dedicato) che avrebbe dovuto insegnare a studenti, addirittura del triennio di periti elettronici.
La gentile signora strinse un patto con gli studenti: lei avrebbe insegnato loro inglese, e gli studenti le avrebbero fornito nozioni di elettronica/informatica. 
Devo andare avanti?
Questo episodio risale ad una ventina di anni fa; ora alcune cose sono cambiate, per fortuna, ma non tutte. L'uso dei mezzi informatici si è diffuso abbastanza e oggi anche un filosofo è in grado di digitare i suoi pensieri sulla tastiera del suo notebook o, addirittura del suo tablet e condividerli con il resto del mondo, tuttavia, il progresso raggiunto nel campo informatico è quasi esclusivo merito proprio degli utenti di tali strumenti che, spinti da entusiasmo e necessità, hanno imparato ad adoperarli da soli o frequentando corsi privati, spesso piuttosto costosi. Non è da molto che la scuola ha introdotto l'apprendimento dell'utilizzo del computer, ma il punto non è neanche questo.  Continuo a chiedermi, nonostante tutto, perché la scuola sembri sempre tanto lontana dal mondo circostante. E' vero che, purtroppo, ad essa sono riservate le briciole di varie finanziarie costantemente in rosso - assieme alla sanità - ma non è soltanto una questione di soldi.
Continua......



lunedì 29 luglio 2013

Aggiornamento ad "Alieni al lavoro"

In base a chiacchierate con amici, forse ho scoperto l'arcano e pare che, in effetti, si sia trattato di intervento urgente operato dagli addetti dell'ENEL, gli unici che, in caso di necessità, lavorano anche di notte.
Onore a chi sacrifica il proprio sacrosanto riposo per correre in soccorso ai cittadini in difficoltà.
Al prossimo post che non dovrebbe tardare ad arrivare.

giovedì 25 luglio 2013

Alieni al lavoro

Stanotte, una bellissima notte di Luna piena, verso le tre, la quiete argentea che regna sul quartiere viene bruscamente interrotta da rumori di veicoli che si fermano ai bordi della strada, di motori che si spengono, di sportelli che si chiudono con la grazia dei bisonti umani e di voci umane che trasmettono ordini e accordi.
Non ancora addormentata del tutto, esco sul balcone per vedere che succede e vedo un paio di grossi camion da cui vengono scaricati i tipici macchinari impiegati per i lavori sulle strade, per l'esattezza, quelli che servono a realizzare buchi nell'asfalto per il probabile inserimento di tubazioni (in effetti, dai camion vengono anche scaricati dei tubi). Una volta a terra, gli operai addetti salgono sui macchinari specifici e cominciano a spostarli per collocarli nel punto in cui deve essere scavato il buco. Altri operai sistemano le griglie di transennamento per bloccare la viabilità sulla strada (alle 3, 30 di notte?), quindi, inizia il lavoro. 
Domanda: era un lavoro urgente?
Non mi pare. 
La strada è stretta fra file di condomini, quasi tutti occupati da villeggianti - ma anche da residenti - che, ovviamente, a quell'ora, stanno dormendo e la cosa strana e che sembra nessuno si svegli per il baccano scatenato dai mezzi di trasporto che si sono fermati, e da quelli usati per eseguire i lavori. 
Nessuna reazione.
Il lavoro comincia e si protrae per tutta la notte.
Perso il sonno, prendo la fotocamera e mi diverto a bloccare qualche momento di quella operazione attraverso scatti e piccole riprese, poi, rassegnata,  rientro a casa e mi rimetto a letto, sperando prima o poi di prender sonno. E devo dire che, alla fine, ci sono riuscita ugualmente.
So che spesso alcuni tipi di lavoro si svolgono di notte e può risultare comprensibile specialmente d'estate quando fa caldo, ma chi prende queste decisioni sa che esiste il prossimo il quale ha il diritto di riposare?
Okay, non succede tutte le notti però quando succede, di bordello se ne sente parecchio. Sono macchinari rumorosi e la stessa operazione di scavo non è certo silenziosa. 
Alieni.
Ognuno reclama il suo diritto, gli altri se la prendono nel secchio. Anche solo per una notte.

sabato 20 luglio 2013

Possibile risoluzione della crisi economica



Nel simpatico video, lo speaker teorizza che un ipotetico attacco alieno potrebbe portarci fuori dalla crisi economica, obbligandoci a porre i nostri problemi del momento in secondo piano e attuando subito un programma di difesa contro gli invasori, che riporterebbe molte risorse del pianeta in attività creando immediatamente posti di lavoro. Può darsi, ma lo speaker non sa che gli "alieni" sono già qui, non hanno attaccato la Terra e, forse non l'attaccheranno mai. 
Che gliene frega della Terra e della crisi se sono ben sistemati?





domenica 14 luglio 2013

Arriviamo subito al punto

Se gli alieni non sono quelli provenienti da altri pianeti, come specifico nel sottotitolo, chi sono allora? E come si riconoscono?
Partendo dal presupposto che essi non abbiano necessariamente l'aspetto conferito a loro da letteratura e cinema secondo un'iconografia un pò stereotipata (piccoli di statura, gracilini, ma con grosse teste e occhioni chiari, o scuri a mandorla. Vedi Spielberg ed emuli), gli alieni terrestri non sono facilmente riconoscibili, basandosi solo sull'esteriorità. Possono essere alti, bassi, bruni, biondi, rossi, maschi, femmine, trans, ben vestiti, mal vestiti, possono presentarsi con qualunque look, ma non leggerete scritte sulla fronte che riportano la loro provenienza. E allora? Come sapere che sono alieni? Un indizio si potrebbe trovare nei loro sguardi, spesso persi verso orizzonti lontani che, ovviamente, non sono quelli della loro origine, bensì, forse, quelli della meta che vogliono raggiungere, la quale è spesso impossibile, o difficilmente raggiungibile.
A questo punto, qualcuno si chiederà: ma allora gli alieni sono i sognatori!
Anche. Diciamo che sono una specie, ma non è l'unica.
A farla breve, una delle definizioni appioppabili agli alieni terrestri è che essi vivono tranquillamente fra di noi, ma non si allineeranno mai ai parametri sociali del pianeta. Intendiamoci: non sono asociali; sono solo persone che, pur adattandosi ai costumi locali, seguono e perseguono uno stile di vita personalissimo e degli ideali non comuni ai...comuni terrestri, per raggiungere i quali affrontano sfide al limite del possibile.
Per oggi finisco qui, ricordando però che, come nella letteratura e nel cinema, gli alieni non sono sempre e soltanto buoni.
Ci sono anche quelli cattivi e, curiosamente, sono più facili da individuare.


venerdì 12 luglio 2013

Capricci tecnologici

Prima bizzarria aliena che caratterizza la nascita di questo mio piccolo blog. Avrei voluto dargli un altro titolo, leggermente diverso da quello che leggete in alto ma, nossignore!! Il programma mi dava l'okay solo alla digitazione della "i" finale e non a tutto il titolo, ergo ho deciso di lasciare IPERSPAZI che, in fondo, non è poi tanto male. Iperspazi, al plurale, sottintende, nell'immaginazione, l'esistenza di più di un universo, quindi più di un iperspazio, pertanto, forse suona più fantasioso che un iperspazio, per giunta datato. A volte, senza volerlo, non ubbidendo alla tua volontà, la tecnologia ti fornisce soluzioni alternative migliori delle tue intenzioni primarie. A volte!
In ultimo, il termine Iperspazi può essere interpretato letteralmente, assegnando al titolo del blog il significato intrinseco di spazi oltremodo grandi in cui la mente può viaggiare comoda, comoda.
E anche stasera ho sfornato la mia riflessione.
A presto.