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sabato 28 dicembre 2013

Gli alieni...che vogliono stare a casa


3o caso di ipocrisia.

Ritorno sul tema lavoro, ma è inutile che ripeta le stesse cose. Conosciamo tutti la situazione in Italia su questo campo, tuttavia, il mio ritorno sull'argomento è motivato dal desiderio - o dalla disperazione - di alcuni, espressi più o meno in tutto il nostro territorio, ma soprattutto dal centro in giù, di lasciare l'Italia per cercar fortuna altrove.
Che dire?
Visto l'andazzo è comprensibile, ma chi manifesta questa intenzione non creda che, varcato il confine, entri in Paradiso.
Primo assunto: in alcuni Stati dell'Europa, e del mondo, trovare occupazione è forse più facile, le paghe sono più alte, anche di molto, rispetto a quelle elargite in Italia, ma il costo della vita è proporzionalmente più elevato di quello che si sostiene nel nostro Paese (vedere Paesi del Nord Europa dalla Gran Bretagna in su, ma anche in Svizzera non si scherza!). Per contro, negli Stati dove il costo della vita è ragionevole (Spagna e Grecia) il lavoro non si trova e la situazione è peggiore di quella Italiana.
Ultimamente la Spagna ha registrato un 40% di disoccupazione a tutti i livelli e per tutte le età; la Grecia non è neppure da prendere in considerazione.
Secondo assunto: all'estero non siamo molto amati proprio nei Paesi dove un italiano potrebbe trovare qualcosa di buono, e questo, purtroppo, a causa di alcune "mele marce" che in passato, non avendo mostrato molta volontà nel lavorare, hanno gettato fango sulla "razza" permettendo ai popoli ospiti di etichettarci come scansa-fatiche.
Le uniche categorie italiane di lavoratori,  apparentemente ben accette all'estero, sono quella dei ricercatori, accolti ovunque con onore e soldi; e quella dedita al servizio di ristorazione, in parole povere, quella costituita da chi apre ristoranti nei quali si propone l'ottima cucina italica che conquista e mette d'accordo tutti. Le altre categorie soffrono, a meno che i componenti non possano esibire titoli di studio e qualifiche molto alte, e molto competitive, in grado di sbaragliare la concorrenza, spesso formata da elementi che hanno terminato brillantemente la loro carriera scolastica e universitaria presso prestigiosi istituti, raccolti nel Regno Unito, in Francia, e nell'America del Nord.  I "normo-dotati", ossia coloro che vantano curricula culturali normali, che non ricercano, o che non servono vivande succulente, sono destinati, quando va bene, a servire le vivande sopra citate ai tavoli di bar, pizzerie, pub e ristoranti, magari aperti  e gestiti da connazionali.
I nostri emigranti prendono di più rispetto ai loro simili che servono in Italia? Forse. Anzi, senza dubbio, ma poi, quando vanno a far la spesa, trovano che una mela costa due euro oppure, se devono spostarsi con i mezzi per recarsi al lavoro, scoprono che il tragitto per il quale, su un mezzo, in Italia pagano circa 10 euro, nello Stato ospite costa 40 euro o, addirittura 45 sterline. Risultato: alla fine del mese non ci arrivano ugualmente. Vale dunque davvero la pena mollare baracca e burattini nel nostro scalcinato Paese per andare a far sacrifici in suolo estero? Ben inteso che qualcuno ha avuto una buona sorte, rimediando un posto di lavoro in un comunissimo ufficio, ma non sono tanti quanti si vuole far credere. Inoltre, anche all'estero, in alcuni Stati, nel mondo del lavoro ci sono limiti di età per entrarci. Dunque, meglio diradare subito il denso fumo che spesso ci viene sparato negli occhi per nascondere una realtà che invece dovrebbe essere rivelata, e cominciare, invece, a pensare seriamente ad operare cambiamenti definiti qui, nella nostra terra. Molti sospirano lamentandone l'impossibilità per un immobilismo atavico e radicato, prodotto di un malgoverno almeno cinquantennale, ma se andiamo avanti in questo modo, l'Italia si svuoterà dei suoi abitanti per riempirsi di Indiani, Pakistani, Siriani, Magrebini, Romeni, Bulgari, Russi, Cinesi e altri, perdendo del tutto la propria identità e trasformandosi in una sorta di immensa megalopoli cosmopolita degna di un film di fantascienza catastrofista. Per cosa poi?
A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi se io ho la "ricetta del secolo" o comunque una ricetta per ovviare all'inconveniente di dover lasciare il suolo natio per sbarcare meglio il lunario. No, ma mi domando, per esempio, perché mai in Italia stenta a decollare la possibilità di lavorare non all'estero, ma con l'estero, comodamente seduti su una sedia nel nostro salotto, nel nostro studio (per chi lo ha), o nella nostra stanza, davanti ad un computer o a un tablet. In altri Paesi del mondo il lavoro a distanza è una realtà da decenni, in Italia lo si guarda in cagnesco, diffidenti.
E' vero che non tutti i mestieri possono essere svolti premendo il tasto ENTER, ma quelli di natura "burocratica" si, quindi, perché, intanto non cominciare da questi ultimi?  Sfortunatamente però, gli Italiani, si sa, - in genere - sono allergici alle innovazioni, salvo poi lamentarsi di doversene andare per mancanza di alternative valide.
E in ogni caso, chi decide di cercare il suo futuro fuori dai confini italiani, pur essendo comunque meritevole di rispetto per la scelta, non creda di essere la quintessenza del coraggio. In questo momento è più difficile rimanere qui, a casa, ma provare a cambiare il futuro delle nostre generazioni per evitar loro di dover espatriare per vivere.

Infine, chi sono gli alieni? Sono quelli che restano. Sono quelli che non vogliono andar via. Sono quelli che non si adattano passivamente alla crisi o ad una situazione comunque negativa; sono invece quelli che silenziosamente, ma inesorabilmente, con tranquilla, tuttavia inarrestabile tenacia, costringono la crisi ed il mondo ad adattarsi alla loro volontà. Sono quelli che, forse, ci salveranno.

giovedì 19 dicembre 2013

Gli alieni, la crisi e il pensiero positivo


2o caso di ipocrisia.

Stiamo con le pezze al sedere; è inutile negarlo, è superfluo nascondersi dietro ad un dito. E' così. Ma una delle frasi che serpeggiano fra i poveri esseri umani che cercano di barcamenarsi  e sbarcare il lunario arrancando per arrivare alla fine della settimana (alla fine del mese, ormai, è fantascienza demenziale!) è: pensiamo positivo.
Dove? Come?
Siamo immersi in una delle crisi economiche più gravi che abbia colpito l'umanità ma, strano a dirsi, tutti sembrano meravigliati di trovarsi in tale situazione. Eppure non è la prima volta. I nostri avi di una precedente generazione dovrebbero ricordare la crisi che colpì mezzo mondo nel lontano 1929. Provo a rinfrescare la memoria annotando ciò che ho appreso da racconti di testimonianze lasciate da chi l' ha vissuta ed è ancora al mondo per rammentare l'episodio. A seguito di pesanti ed ardite speculazioni bancarie, attuate da alcuni spericolati finanzieri con pochissimi scrupoli se non quello di arricchirsi, mezza popolazione degli Stati Uniti si ritrovò, un venerdì di ottobre, nel giro di poche ore, senza un centesimo, letteralmente in mezzo alla strada, con l'unica prospettiva di cercare un ponte o un edificio abbastanza alto da assicurare morte istantanea dopo un volo di decine di metri. Cos' altro era successo però? Si era verificata una superproduzione di tutto che aveva riempito i magazzini di molte fabbriche, rimanendo lì, invenduto per mesi. Risultato: licenziamenti a raffica per mancanza di richiesta di merce, e dunque di lavoro per produrre altra merce; successiva, dilagante, devastante disoccupazione con conseguente, logica, carenza di denaro; svalutazione della moneta e tutto il resto. Com'è accaduto ora, è avvenuto allora. Partita dagli Stati Uniti, la crisi economica era approdata anche in Europa prosciugando le tasche degli abitanti e anche qui, svalutazione delle monete (in Germania, si era arrivati ad andare a far la spesa col carrello pieno di soldi, costando una pagnotta migliaia di marchi), scene di disperazione e suicidi a catena.
Quant'è durata la crisi?
Che si sappia, il primo mondo, quello industrializzato, ha ricominciato a respirare dopo la 2a Guerra Mondiale, quindi, c'è voluto un conflitto di proporzioni quasi planetarie per rimettere le cose a posto. Negli Stati Uniti Roosevelt ha risolto anche col New Deal, incrementando al massimo l'edilizia, progettando e dando l'ordine di costruire migliaia di nuovi edifici in tutto il territorio statunitense, ma questo è successo prima della guerra mondiale. Il conflitto ha svuotato le cantine americane piene di armi, contribuendo ulteriormente a riempire le casseforti degli stati e delle banche, ma ha anche svuotato le case seppellendo milioni di morti, soprattutto in Europa, sotto le macerie dei bombardamenti a tappeto, spesso operati alla cieca, senza nemmeno vedere cosa si stesse bombardando.  Tuttavia, quanto all'incremento dell'edilizia, molti capi di governo di altri stati hanno seguito l' esempio di Roosevelt e, pian piano, l'economia è ripartita fino a raggiungere livelli paradisiaci tra la fine degli anni '50 e la prima metà degli anni '60. Calcolatrice alla mano, dalla crisi economica, scoppiata nel 1929, si è usciti, non indenni, dopo la guerra, tra la fine degli anni '40 e la metà degli anni '50, dunque dopo circa una ventina d'anni.
Corsi e ricorsi.
L'economia va così ma in quanti lo sanno a parte gli specialisti?
E' una continua altalena fra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre.
Sembra che sia quasi un fenomeno fisiologico, ma lo è davvero e adesso siamo di nuovo nella fase delle vacche magre, scheletriche, anche stavolta a causa di manovre finanziarie sbagliate operate in territorio a stelle e strisce, anche stavolta per overdose di tutto. Abbiamo ammucchiato tanto, forse troppo, e/o forse le cause sono da ricercare anche altrove, fatto è che di nuovo mezzo mondo è precipitato nel baratro della disoccupazione e della povertà senza neanche il conforto e la prospettiva di poter puntare su una soluzione immediatamente attuabile come fu quella dell'edilizia 70 anni fa. Ora di case ce ne sono anche troppe e i movimenti ambientalisti, a ragione, spesso si oppongono ad ennesime colate di cemento laddove si sono create - o sono state create - bellissime oasi naturali che devono rimanere tali nella loro funzione di polmoni verdi del pianeta.
All'epoca di Roosevelt, della tutela dell'ambiente se ne fregavano alla grande, ma erano altri tempi.
Si può tuttavia sempre puntare sul restauro delle costruzioni già esistenti, restituendo loro l' antico splendore. Già questo sarebbe un passo verso una pur timida ripresa.
Però.....c'è un "ma": l'eterna mancanza di fondi per dar corpo al nobile intento.
Dove diavolo sono finiti i fondi?
Perché non ci sono mai?
Sui social networks impazzano e si susseguono senza sosta posts agguerriti, pieni di rabbia - giustificata - esprimenti il disgusto, il disprezzo verso una classe politica - la nostra - rea di aver fatto sparire miliardi - ora milioni di euro - racimolati con pressione fiscale da asfissia sui contribuenti i quali, tra l'altro, non si sono visti rendere indietro i loro soldi in servizi da Paese civile. Ma non so quanto questa forma di protesta possa essere utile se non come valvola di sfogo per esternare una profonda amarezza. Non credo che basti. Potrebbe, al limite, lenire in parte la frustrazione cocente che si prova quando ci si vede immobili, impotenti a fare qualunque cosa.
Il lavoro non si trova: il pubblico impiego non assume, l'attività in proprio corre incontro al rischio di non essere adeguatamente corrisposta. Si arriva a prostituirsi non nell'accezione sessuale del verbo, bensì a quella, forse ancor più avvilente di accettare infimi incarichi per infimi compensi. E' accaduto anche nel '29; sta ripetendosi ora, se non addirittura in modalità peggiore, ed è successo in qualsiasi altro periodo di crisi che l'umanità abbia attraversato nel corso della sua storia millenaria, quindi, invece di stupirsi e postare invettive contro il governo su Facebook o Twitter , bisognerebbe farsi venire qualche idea.
Intendiamoci subito: non è vero che incazzarsi faccia male, anzi!
Finiamola con questo luogo comune !
L'aumento esponenziale di molte patologie gravi è dato dalla tendenza - sbagliata - e dalla concezione - sbagliata anche quella! - di trattenere le emozioni all'interno del nostro animo, esibendo una falsissima calma e un altrettanto falso distacco dalle passioni terrene, come predica il Buddhismo, col risultato negativo di un logorio e di una corrosione fisica e psichica deleteria che porta, appunto, il fisico ad ammalarsi e a deteriorarsi. Qualcuno chiederà: ma allora cosa devo fare? Prendere il mio prossimo per il collo, sbatterlo contro il primo muro che trovo e, magari, ammazzarlo?
Ragazzi, strappiamo una volta per tutte il velo pietoso dell'ipocrisia!!!
Oltre a rimpinguare le casse degli Stati, le guerre servono come valvola di sfogo all'aggressività e ad operare una regolare, periodica selezione naturale della popolazione, evitando il sovrannumero.  Se non ci fossero (state) le guerre, a quest'ora sulla Terra saremmo almeno in 20 miliardi a meno che non fosse stato inventato qualche altro metodo per tenere in parità nascite e decessi.
Scherzo, naturalmente, ma questo è un invito a riflettere con attenzione su alcuni eccessi di "buonismo" , spesso, secondo me, decisamente fuori luogo per l'epoca in cui stiamo vivendo.
Torno a bomba: il pensiero positivo.
Mi viene l'orticaria solo a sentirlo nominare e mi suona come i mantra di Scientology: autostima e pensiero positivo in cambio di ingenti sovvenzioni. A loro. Ma va'!!
Nonché io inciti a lasciarsi andare alla disperazione, ma se avete avuto il coraggio e la pazienza di leggere il mio sproloquio, e se conoscete bene e ricordate la storia con la "S" maiuscola, le crisi non sono finite il giorno dopo, ergo, neppure questa finirà domani.
Allora, direte: dobbiamo rassegnarci? Subire passivamente senza reagire? Adattarci al peggio, vivendo di sola speranza in un domani migliore?
No. Perché? Cos'abbiamo fatto di male per meritarcelo? D'accordo: abbiamo messo al governo un bel pool di incompetenti ma, in occasione di elezioni politiche, non abbiamo mai avuto molta scelta. Come diceva Montanelli: abbiamo sempre dovuto votare turandoci il naso.
Nonostante alcuni di essi siano laureati in discipline economiche, i nostri politici brillano per non capire un tubo di economia, assorbiti come sono nell' unico loro obiettivo che consiste nell'arraffare più denaro possibile approfittando vigliaccamente dell'esser riusciti a sedersi su quelle poltrone di velluto rosso le quali portano loro migliaia di euro al mese, distogliendoli dalla visuale della situazione in cui versa l'Italia, non permettendo loro di capire che, continuando in questo modo, non solo non si uscirà dalla crisi, ma si rotolerà verso il precipizio della miseria con conseguente blocco di qualunque attività che sia produttiva o di altro genere, facendo scivolare il Paese verso il default, se già non ci è arrivato.
E' cronaca di oggi il crollo del 40% sulle prenotazioni nei ristoranti per il cenone di Capodanno; è cronaca di oggi la ola di lamenti proveniente dal mondo del commercio che vede i negozi vuoti anche a ridosso delle imminenti feste natalizie.
Dove sono finiti i soldi che gli Italiani hanno elargito al Fisco?
In qualche conto corrente depositato nelle sicure banche off shore di paradisi fiscali?
Bene. E allora cerchiamo e assoldiamo un pool di esperti informatici, hackers agguerriti ed inarrestabili, per stanare questi conti e ricattare i governanti in questi termini: o ci (ri)date un pò di soldi, o noi mettiamo i vostri in rete, alla vista di tutti.
Idea pazzesca? Fantascientifica? Difficilmente realizzabile? Forse, ma in questo momento è l'unica che mi è venuta. D'altro canto, più che di spada, è doloroso ferire di tasca. Però, pensare positivo e vivere di speranza, mi sembra una soluzione ancora più assurda e patetica.
Il prossimo che mi si presenta e mi dice di pensare positivo, giuro che lo ammazzo!!
A presto, e scusate il "trattato".

P.S. : dimenticavo. Vi state chiedendo: dove e chi sono gli alieni? Sono quelli che non pensano positivo. Sono quelli che pensano altro.

sabato 14 dicembre 2013

Gli alieni e il Natale


1o caso di ipocrisia (vedere il post sulla libertà di espressione)

Le donazioni alle associazioni a scopo umanitario

Si avvicinano le feste natalizie e si dice che si debba essere più buoni, più disponibili ad aiutare il prossimo, più generosi; finite le feste si può tornare ad essere stronzi, salvo i casi in cui questo aspetto del carattere non sia assolutamente irremovibile anche di fronte alla capanna del presepio, cosa che sembra avvenire sempre più spesso.
Come essere buoni, disponibili e generosi?
Innanzi tutto, almeno in Italia, è facile esserlo specie nei riguardi dell'Erario che chiede, proprio nel periodo precedente le festività, i contributi più pesanti, concentrandoli fra novembre e dicembre, al contrario di Paesi civili come la Norvegia dove, invece nell'avvicinarsi del Natale, il fisco alleggerisce il carico tributario per lasciare nelle tasche degli abitanti più soldi per impinguare il commercio pre-festivo.
Step numero 2: la generosità degli Italiani verso l'erario è obbligatoria.
Step numero 3: oltre all'Erario, fra la fine di novembre e i primi di dicembre, nelle caselle postali fisiche degli Italiani sbarcano le richieste di denaro da parte delle svariate associazioni umanitarie: Unicef, Ricerca sul cancro, sulla leucemia, Save the children che chiede soldi per i bambini dei Paesi sottosviluppati, Amnesty International che tutela i diritti dei perseguitati politici ed altri raggruppamenti, sorte con intenti apparentemente altruistici, che forse ci sono, ma il cui comportamento, ultimamente, sta facendo nascere dubbi sinistri sulla destinazione dei fondi da essi raccolti col consueto sistema della spedizione di bollettini.
Domanda numero 1: perché, dopo decenni di metodico fund raising a favore delle popolazioni povere dei Paesi del cosiddetto 3o Mondo, operato con costanza anche dalla Chiesa, quei poveretti continuano a vivere nell'indigenza e non sembrano essere stati compiuti tangibili passi del loro sviluppo?
Una risposta possibile mette i brividi. Parte di quei fondi non ha raggiunto l'obiettivo, finendo in mani improprie che hanno usato quel denaro per finanziare conflitti personali e consumare vendette, sempre personali, estese alle tribù abitanti oltre lo steccato del villaggio. Il fatto è gravissimo, ma ora c'è di più.
La raccolta fondi ha indubbiamente funzionato e le somme racimolate per andare incontro ai bisognosi paiono ingenti...molto ingenti...più di quanto ci si aspettasse, più di quanto, calcolatrice alla mano, avrebbero dovuto essere. Una di queste associazioni è passata da un bilancio, positivo di 9 milioni di euro a 23 milioni nel giro di un anno. Malgrado la crisi l'umanità ha di colpo allentato il cordone della borsa elargendo più delle individuali possibilità economiche?
No.
Mentre le immagini di un'efficace campagna pubblicitaria, che mostrano i soliti bambini africani, rinsecchiti dalla fame e dalla sete per impietosire i nostri cuori e indurci a scucire le tasche, girano per le caselle postali di metallo e virtuali della rete, i responsabili della sezione economica di queste associazioni han pensato bene di arrotondare ulteriormente le entrate immettendosi nel mercato di armi e droga. E' proprio il caso di dire: la mano destra non sappia cosa fa la sinistra. Ma in questo frangente, forse lo sapeva e anche piuttosto bene. Con tutta probabilità, gli addetti ai lavori speravano che altri occhi e altre mani non sarebbero mai venuti a conoscere la verità.
Ora, si possono dare soldi a chi, da una parte, dovrebbe poi passarli agli aventi necessità per dare la vita, e dall'altra prenderli da chi dispensa morte?
E' un controsenso pazzesco e stridente, ma è ciò che è emerso poco tempo fa.
Domanda numero 2: da anni la scienza e la medicina si adopera per sconfiggere malattie mortali come cancro e leucemia; miglioramenti sono stati registrati, ma le malattie non sono state ancora sconfitte. Eppure si combattono da almeno 50 anni.
Risposta possibile, anche questa da brividi: l'eventuale cura risolutiva, se sarà trovata ( e gira già voce che sia stata trovata), taglierà drasticamente gli introiti miliardari alle lobbies farmaceutiche che producono i medicinali contro queste gravi infermità, vendendoli a prezzi proibitivi per singola dose (un flacone di farmaco per chemioterapia può costare fino a 10.000 euro - erano 5000 dieci anni fa - , la metà se acquistato in Paesi come la Svizzera).

Dopo aver letto questo mio piccolo trattato, qualcuno mi chiederà: dove sono e chi sono gli alieni? Gli alieni sono coloro che non credono alle panzane e preferiscono fare la figura degli insensibili egoisti tenendosi il denaro piuttosto che sprecare quel poco che hanno, oltremodo risucchiato da chi continua a sbraitare che stiamo uscendo dal periodo più difficile, erogandolo senza la certezza che arrivi a giusta destinazione.

sabato 7 dicembre 2013

MANDELA, ovvero: gli alieni con la testa dura e le idee rivoluzionarie


E' stato indubbiamente un grande uomo, una specie di faro nella fitta nebbia dell'ignoranza e dei pregiudizi che regnavano spessi e incontrastati in quell'angolo a sud del mondo cinquant'anni e passa fa. E' stato coraggioso e testardo, fronteggiando chi lo contrastava e chi voleva bloccare a tutti i costi un flusso di pensieri ed ideali, a quel tempo rivoluzionari, che invece avrebbero dovuto essere considerati normali. E per questi ideali è rimasto chiuso nella cella angusta di una prigione per 27 lunghi anni, senza mai chiedere grazia o pietà. Onore a un uomo così. Onore a uomini come lui. 
Come il suo co-razziale Martin Luther King, anche lui aveva un sogno: quello di veder cancellato l'odio fra uomini con diverso colore di pelle e possiamo dire che l' ha visto realizzato addirittura nell'elezione di un uomo dalla pelle scura niente meno che alla Casa Bianca.
Ma il nostro Mandela è stato anche fortunato e si sa che la fortuna aiuta gli audaci.
Beh....diciamo che la fortuna è arrivata un pò in ritardo, ma è arrivata sdoppiandosi nei panni di due altri grandi della Storia, con la "S" maiuscola, che, con le loro idee e le loro gesta, hanno scombinato piuttosto pesantemente una situazione di stallo che aveva inchiodato il mondo negli anni '80: Papa Giovanni Paolo II e Mikhail Gorbaciov (forse più il secondo che il primo). Data la natura e la posizione che occupavano, viene spontaneo fotografarli con la mente come il Diavolo e l'Acqua santa: il primo, capo della Chiesa, il secondo, capo di uno stato che osteggiava la Chiesa. Eppure i due personaggi si sono incontrati, si sono piaciuti, hanno preso accordi, hanno cambiato storia e mondo e la storia del mondo. E Mandela ha beneficiato dell'entrata in scena di questi due uomini  i quali, con le loro azioni veramente rivoluzionarie, hanno scardinato qualunque pregiudizio galleggiante in quel periodo. 
Proviamo a tornare indietro a quell'epoca e andiamo a rileggere le cronache sui giornali. 9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino e, con esso, per tutto il periodo fra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, crollano i regimi totalitari che stringono molti Paesi nella morsa di opprimenti dittature, a cominciare proprio dall'Europa Orientale, proseguendo per il Sud America e infine il Sud Africa. In altre parole, forse, senza Papa Wojtila, ma soprattutto senza Gorbaciov, Mandela sarebbe rimasto in prigione, nella Repubblica Sudafricana oppressa dal razzismo e dall'Apartheid.
Forse.
In ogni caso, l'essenziale è che il nostro "Madiba", come lo chiamavano affettuosamente i suoi conterranei, abbia riconquistato la libertà di azione e di pensiero.
Con lui il razzismo è finito?
Purtroppo no. Anzi! Ora, in alcuni Paesi, è subentrata una forma ancora più subdola che si espleta in odio latente fra persone dello stesso colore di pelle, ma con diverso contenuto del portafoglio; in altre parole: odio fra ricchi e poveri della stessa razza.
Guardandolo in fotografia, il volto di Mandela trasmette simpatia e serenità. Ci restituisce l'immagine di un uomo mite e buono, quasi arrendevole. Ma lui, tutto era fuorché arrendevole.
Ha sostenuto le sue idee sopportando una durissima prigionia di 27 anni in un Paese dove ai carcerati, specie se neri, non venivano risparmiate violenze fisiche e psicologiche. E questo è indice di positiva caparbietà, di "testa dura" come qualcuno definisce questa caratteristica umana, a volte, con tono di accusa. Ma la "testa dura" non è un difetto, è una virtù. Senza questa prerogativa, il mondo avrebbe avuto un'altra storia. Senza questa prerogativa, alcuni personaggi non sarebbero mai riusciti a cambiare il loro destino e quello dell'intera umanità.
Nonostante abbia avuto una vita difficile, Mandela ci ha lasciato a 95 anni. 
Volevo appunto concludere, rivolgendomi a chi è rimasto meravigliato e sconvolto per la sua scomparsa, osservando che a 95 anni, dopo un'esistenza così intensa come la sua, può succedere che si muoia, ma è naturale e bello pensare che, in ogni caso, persone come lui rimangano in vita, seppur virtuale, nei nostri ricordi e sulle pagine dei libri di storia. Perché Nelson Mandela, ovviamente, ha già conquistato il suo meritatissimo posto nella Storia del Pianeta Terra e della sua popolazione.